sabato, gennaio 05, 2008

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..… Se volete, sarò rabbioso a furia di carne, e, come il cielo mutando i toni, se volete, sarò tenero in modo inappuntabile, non uomo, ma nuvolain calzoni.....

… Volete stuzzicarmi? Ricordate! Perì Pompei Quando esasperarono il Vesuvio. Ehi! Signori! Dilettanti di sacrilegi, di delitti, di massacri, avete visto mai ciò che è più terribile: il viso mio quando io sono assolutamente tranquillo? E sento che l’io Per me è poco: qualcuno da me si sprigiona ostinato. Allò! Chi parla? Ed io sono sempre là dove si soffre: su ogni goccia di liquido lacrimale ho posto in croce me stesso. … Maria, più vicino! Con denudata impudenza O con pavido tremore Concedimi la florida vaghezza delle tue labbra: io e il mio cuore non siamo vissuti neppure una volta sino a maggio, e nella mia vita passata c’è solo il centesimo aprile. Maria! Il poeta canta sonetti mentre io, tutto di carne, uomo tutto, chiedo semplicemente il tuo corpo, come i cristiani chiedono “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” Maria, concediti! Maria! Maria, non vuoi? Non vuoi? Ah! E allora di nuovo, io prenderò il mio cuore lo porterò come un cane porta nella sua cuccia la zampa stritolata dal treno. … Mi chinerò Per dirgli in un orecchio: Ascoltate, signor Dio! Onnipossente che hai inventato un paio di braccia E hai fatto sì che ciascuno Avesse una sua testa, perché non hai inventato una maniera di baciare, baciare e ribaciare senza tormenti? Pensavo che tu fossi un grande Dio onnipotente, e invece sei solo un povero deuccio. … Alati furfanti! Rannicchiatevi in paradiso! Te, impregnato d’incenso, io squarcerò di qui sino all’Alaska! Lasciatemi! Non mi fermerete. … Guardate: hanno di nuovo decapitato le stelle. Ehi, voi! Cielo! Toglietevi il cappello! Me ne vado! Sordo. L’universo dorme, poggiando sulla zampa l’enorme orecchio con zecche di stelle.
da La nuvola in calzoni, di Vladimir Majakovskij (1914)


In quest'istante rapido, in quest'immensa stasi, i calzoni di velluto senza nuvola rivivono tutta la loro vita, come l'impiccato allo stringere del cappio o il ghigliottinato al precipitare della lama, vive la scaturigine, il percorso, la sua morte, vive il tempo suo e il tempo d'ogni altro, che a lui è legato per la comune sorte, con lui si spande, scorre, sfocia, finisce nell'immobile.

1 commento:

marisgutta ha detto...

...Onnipossente che hai inventato
un paio di braccia
e hai fatto si che ciascuno
avesse una sua testa,
perchè non hai inventato una maniera
di baciare,baciare e ribaciare
senza tormenti?!

Grandissimo!