«lo sono Apollo.....» Dafne si ritrasse. Alzò un braccio a coprirsi gli occhi e Apollo ne approfittò per cingerla alla vita e trascinarla nel bosco. La ninfa si liberò e si mise a correre. Mentre scappava invocò sua madre. Gea la Madre Terra intervenne. Man mano che la corsa della ninfa si rallentava, il suo corpo mutava: i suoi capelli divennero fronde leggere, le sue braccia si levarono alte verso il cielo diventando flessibili rami; il suo corpo aggraziato si ricoprì di corteccia; i suoi delicati piedi si tramutarono in robuste radici ed il suo volto, rigato di lacrime, svaniva nella cima dell’albero. Dafne si era trasformata in un leggiadro e forte albero che prese il nome di Lauro (dal greco dafne = lauro).
la mano di Apollo, secondo i versi di Ovidio, sotto il legno sente ancora il battito del cuore. Quindi la scena si chiude, Dafne si è trasformata in alloro per sfuggire al divino aggressore, che da quel giorno, per non dimenticarla mai, portò sempre una corona d'alloro...
“… i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; il piede, poco prima così veloce, resta inchiodato da pigre radici, il volto svanisce in una cima. Conserva solo la lucentezza.” (Ovidio, Libro I, vv. 550-552).
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