mercoledì, febbraio 17, 2010

esiste un modo per conservare almeno un frammento di ciò che ci viene strappato dal tempo, dal destino, dallo sguardo del prossimo?

Amélie Nothomb sorride. «Noi siamo come dei proprietari di immensi terreni, che piano piano, inesorabilmente, ci vengono tolti, fino a che non ci resta da coltivare che un minuscolo giardino superstite. Io scrivo di questa perdita, eppure, scrivendo, coltivo ancora il mio piccolo giardino».

2 commenti:

equipaje ha detto...

Ma che bellissima citazione. Da dove proviene?

clochart ha detto...

avevo un ritaglino di un'intervista ad Amélie Nothomb a il manifesto (febbraio 2004)in occasione dell'uscita del suo libro "dizionario dei nomi propri"