sabato, maggio 17, 2008

Il giardino di Pierre e Martha Bonnard











la prima parola che ho scritto...non è stato il mio nome ma.... Miniature Hyperion Bonnard su un libretto d'arte di mia madre.


Come mi piacerebbe entrare nella vita di Pierre Bonnard, fare merenda con i bambini davanti alla casa, camminare nuda nel suo straziante giardino,




come ombra di Marthe, sull'aria lontana della musica coraggiosa del cognato Claude Terrasse.... Sfidare la compressione del Tempo....


Come è viva quella bambina con la foglia sulla testa, come scrive Roland Barthes nel saggio "la camera chiara", <... Come sono vive quelle due bambine (sono vestite come mia madre bambina, giocano col cerchio) che stanno guardando un rudimentale aeroplano che vola sul loro villaggio! Hanno tutta la vita davanti a sè, ma al tempo stesso sono morte (oggi) dunque sono già morte (ieri); ogni foto viene a interpellare ciascuno di noi e in essa c'è sempre questo segno imperioso della nostra morte futura. Sopporto a malapena la prioiezione privata di un film, troppo poco pubblico, troppo poco anonimato, ma ho bisogno di essere solo davanti alle foto che guardo>


Questa è la vertigine del mio presente...

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